Echo è il racconto di un viaggio che parte da territori noti, rassicuranti e a misura d’uomo, verso luoghi di montagna, vasti e lontani, che in verità esistono solo nella fervida immaginazione dell’artista.
Il mondo di partenza è reale, rappresenta presente e passato, mentre il luogo di arrivo è una metafora, una visione e tensione verso il futuro. Il viaggio narrato è una celebrazione del processo creativo dell’artista, un percorso non sempre lineare e privo di fatiche, difficoltà, ostacoli, ripensamenti.
Il libro si apre con alcune immagini di sassi ammassati in una cava. Tra questi l’artista ne sceglie alcuni, li isola e li fotografa: sono parti di montagne e, come moduli, le riproducono e le rappresentano. Per l’artista sono anche degli amuleti che decide di portare con sé e gli rammentano la meta da trovare, la montagna madre di quel frammento.
Il cammino dell’artista è rappresentato dall’immagine dei piedi, nudi e polverosi, che alludono alla fatica del viaggio e alla necessità di abbandonare le comodità del mondo contemporaneo.
Nel libro ci sono alcune pagine strappate, ma sul bordo è ancora leggibile e riprodotta una vecchia mappa escursionistica di montagna. Al posto di quest’ultima, si ritrova una pagina ripiegata come una mappa che una volta aperta rivela l’immagine di una catena montuosa inventata dall’artista. In questo viaggio in cui si è alla ricerca di sé e dell’armonia con la natura, l’unica guida affidabile è l’immaginazione.
Le montagne sono rappresentate da uno stesso punto di ripresa, si mantengono ad una certa distanza che sembra impossibile da colmare. Una distanza che l’artista reputa però utile a esprimere i ruoli, le grandezze, le diversità tra uomo e natura e che è anche la condizione necessaria alla formazione del fenomeno dell’eco. L’artista può ritrovare la sua voce generata nel vuoto tra sé e le montagne.