Il titolo Isivumelwano deriva da Nguni, un gruppo di lingue (tra cui Xhosa, Zulu, Ndebele e Swati) parlate in diversi paesi sudafricani. La parola sta per contratto, accordo o patto, e qui è sinonimo delle cerimonie matrimoniali delle comunità nere registrate da Mlangeni nell’Africa meridionale. In una serie di oltre 70 immagini, lo spettatore è invitato a partecipare a quasi altrettante cerimonie, di natura molto diversa. Le coppie amorevolmente catturate che deviano dallo standard eteronormativo, le popolazioni locali e le usanze culturali sfidano le nozioni tradizionali del matrimonio bianco.

Isivumelwano è sia una celebrazione che una critica delle relazioni che manteniamo con gli altri. Secondo il fotografo, “il progetto espone i sistemi in cui ci troviamo (e resistiamo).” Tuttavia, la nota critica non è immediatamente evidente nelle immagini di Mlangeni: la crudeltà della storia ingiusta è nascosta dietro un velo cerimoniale. In primo piano c’è volutamente l’antagonista dell’odio e della violenza: l’amore. Mlangeni cattura i momenti intimi e speciali durante la cerimonia del matrimonio. Le immagini diventano più di una semplice documentazione di questi rituali: “Mostrano che l’amore è la chiave che porta le culture dall’oppressione alla gioia. In quanto unificatore politico, il contratto – l’amore – assume una forza liberatrice”.