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“Sto bene quando dormo” è un lavoro di Alessandro Ruzzier sviluppato in un lungo arco di tempo, a partire dal 2004 quando entra per la prima volta, per poi tornare e ritornare, nella caserma Vescovo di Purgessimo che dal 1992 al 1997 ha ospitato i profughi della guerra in Bosnia.
In questo primo ingresso recupera numerosi documenti, registra suoni, qualche breve video e fotografa i reperti che testimoniano la presenza di queste persone che hanno subito il trauma dello sradicamento e la messa in discussione della loro identità sociale, ridotta a quella anagrafica: fototessere, permessi, lettere ai famigliari, giochi per passare il tempo, scritti personali, disegni sui muri, fotografie e quaderni.
Il progetto, che prende le mosse da una mappatura dei siti militari dismessi e trova forma in una fotografia di paesaggio, così pian piano volge a esplorare un tema preciso: “Cosa accade all’identità, un insieme di fattori genetici, culturali legati a un luogo, quando essa viene scollata dal contesto di nascita e di appartenenza? Si incrina, muta o si allarga in uno spettro più vasto”? Queste sono alcune delle domande che si pone l’autore di fronte alle tracce di vita dei profughi nella caserma. E cresce la voglia di conoscere e raccontare le loro storie di vita, di persone senza più una terra, senza più una casa.
Così una lettera scritta dietro un foglio presenze, diventa la fonte e il pretesto per raccontare la storia. Admir scrive a Bruno, racconta di come trascorre il tempo in giardino e guarda la TV, e parla dei materassi che gli hanno dato per dormire. E dice “sto bene quando dormo”, come se il materasso fosse in grado di garantire quell’equilibrio minimo per affrontare le giornate a venire.
Nelle sue ricerche Ruzzier poi si imbatte nel saggio di Carla Di Bert, esito di un laboratorio di sociologia dei corsisti SSIS dell’Università di Trieste. L’autrice intervista una donna di nome Ilinka che, scappata da Mostar nel 1993, giunge a Purgessimo e qui si ferma per due anni, prima di trasferirsi a Bologna. Ruzzier così, come in un corto circuito, dopo aver fotografato la caserma e il territorio limitrofo, ritorna al tema dell’identità e decide di dare un volto a Ilinka. Nell’ottobre del 2011 il progetto si conclude, presso il giardino pubblico di via San Michele a Trieste, e coinvolge alcune donne che posano per l’autore. Dice Ruzzier: “ognuna di loro, anzi di noi, potrebbere essere Ilinka, perché tutti siamo dei potenziali profughi”.
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Description
Fotografie, design: Alessandro Ruzzier
Concept: Marco Faganel, Sara Occhipinti, Alessandro Ruzzier
Testi: Carla Di Bert, Alessandro Ruzzier
Editore: studiofaganel, Gorizia
Stampa: Poligrafiche San Marco, Cormons (GO) + stampa digitale
Carte: Fedrigoni Sirio Color Iris 290 g, Arjowiggins Pop’Set Cosmo Pink 320 g, Munken Kristall 300 g + Patinata opaca 130, 170 g
Tiratura: 100 copie numerate e firmate
Lingue: italiano
ISBN: 978-88-946628-8-7