Dal 2015, John Divola realizza progetti fotografici in un complesso residenziale abbandonato dell’aeronautica militare a Victorville, in California. Intervenendo negli interni in disuso degli edifici con vernice spray e poi fotografando le scene modificate, Divola crea un lavoro che si colloca in una congiuntura intrigante di fotografia, scultura e installazione.
Le immagini in Terminus guardano lungo i corridoi abbandonati verso forme scure che Divola ha dipinto alle loro estremità. Attraverso strati di pittura, polvere e intonaco, esercitano un’inconfondibile attrazione sullo spettatore, suggerendo allo stesso tempo le forze deterministiche del destino e la possibilità di fuga dirompente. Disponendo e giustapponendo queste immagini all’interno del libro come oggetto considerato, l’artista conduce lo spettatore in un traverso stocastico e ammaliante attraverso i complessi abbandonati.
Continuando la sperimentazione concettuale che ha definito l’opera di Divola, Terminus cattura una tensione tra l’osservazione dello specifico e l’insistenza dell’astratto. Questi sono luoghi reali, ripresi alla luce disponibile del primo mattino, ma alterati dagli oscuri geroglifici di Divola sono vivi con suggestioni di simbolismo e finzione. Dettagli nitidi testimoniano l’abbandono e la fine di scene semi-familiari anche se le trasfigurano in arene di ideazione simili a palcoscenici. All’interno degli spazi di transizione di questi passaggi, siamo sempre in viaggio e non arriviamo mai, presi tra le correnti di marea della storia e della speculazione.