Un pilastro conficcato nel terreno accanto a un ruscello in un paesaggio piatto e aperto, alberi e case visibili in lontananza, sotto un cielo immenso. Questo è lo sfondo di tutte le fotografie di Stephen Gill in questo libro. Vediamo lo stesso paesaggio in primavera e in estate, in autunno e in inverno, lo vediamo con il sole e la pioggia, con la neve e il vento. Eppure non c’è la minima monotonia in queste immagini, perché in quasi tutte c’è un uccello, e ognuno di questi uccelli apre un momento unico nel tempo. Vediamo qualcosa che non è mai accaduto prima e non accadrà mai più. Il fatto che si svolga in mezzo a un paesaggio caratterizzato dalla ripetizione, in cui il tempo è ciclico, instaura un’acuta dinamica esistenziale: da un lato, tutto è già accaduto, non c’è niente di nuovo sotto il sole; dall’altro, ogni momento è unico e porta il segno distintivo del miracolo: ciò che accade accade solo una volta e mai più.
Ma non era quello a cui pensavo la prima volta che ho guardato queste fotografie. In effetti, quasi non ci pensavo, perché ero scosso, come capita spesso a una persona di fronte a un’opera d’arte straordinaria. Non avevo mai visto gli uccelli in questo modo prima, come alle loro condizioni, come creature indipendenti con vite indipendenti. Antico, sempre improvvisato, continuamente coinvolto con le forze della natura, eppure anche indulgente. E così infinitamente estraneo a noi. Karl Ove Knausgard