Nato come risultato di una lunga ricerca sui “manuali d’uso”, viewfinders è una raccolta di ritratti in cui i personaggi (i soggetti) si presentano come “cercatori” di nuove “vedute” grazie alla sola azione di maneggiare lo strumento.
Così, lo spostamento del modo tradizionale di fruire di quello spazio – unità interstiziale che raccoglie realtà e immaginazione chiamata “mirino” – diventa generatore di un mistero quasi allegorico.
Nel formato libro la serie (collezione) è esposta con echi ad un manuale di soli ritratti che si riprendono il loro spazio, fluttuando e separandosi dalle pagine lasciate senza istruzioni. Solo poche frasi e parole sopravvivono, in quanto si salvano, perdendo il loro senso strumentale e assumendo un peso intellettuale.