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Quello che rimane, Sergio Scabar

10—31 ottobre 2018

studiofaganel

a cura di Sara Occhipinti e Marco Faganel

inaugurazione, presentazione del catalogo

mercoledì 10 ottobre 2018 ore 18.00, studiofaganel, con letture di Giovanni Fierro e intervento di Franco Perazza


‘Quello che rimane’ è il titolo della personale di Sergio Scabar. La mostra verrà inaugurata il 10 ottobre, in occasione della ‘Giornata Mondiale della Salute Mentale’.

Dal 1964 alla fine degli anni 70, Scabar sperimenta generi e linguaggi, in particolare affrontando la fotografia con finalità di racconto e reportage. Negli anni ’80, dopo un breve intercorso nel linguaggio fotografico concettuale, Scabar approda a una fotografia incentrata sulla rappresentazione della natura e degli oggetti, fedele alla tecnica analogica e alla stampa ai sali d’argento. Le sue fotografie sono delle contemporanee nature morte, spesso esteticamente accostate alla pittura fiamminga, a quella di Giorgio Morandi e di Jean-Baptiste-Siméon Chardin.

I lavori presentati in questa mostra appartengono a tre diverse serie.

Una prima serie dal titolo ‘Interno di un interno di un Ospedale Psichiatrico’ (1976) è un reportage di una festa di Natale in uno dei padiglioni dello psichiatrico nel Parco Basaglia di Gorizia. Quella struttura che, dietro la guida di Franco Basaglia e del suo team, all’inizio degli anni ’60 aveva avviato la prima esperienza anti-istituzionale nella cura dei disturbi psichiatrici trasferendo il modello della comunità terapeutica all’interno dell’ospedale.

Le immagini di questa serie sono in una sequenza serrata, come fotogrammi di un film. Scabar si trova inizialmente inserito tra le persone e l’ambiente per poi gradualmente allontanarsi dalla stanza e dal luogo dove avviene la festa e immergersi nel buio della notte. Un clima di serenità e distensione, di reale umanità, emerge attraverso questa indagine-sopralluogo che ha la durata di una pellicola, di una festa.

Il secondo progetto titolato ‘Autoanalisi’ (1978), pur sfiorando il tema del disagio psichico, intende occuparsi di linguaggio fotografico concettuale. Un vero e proprio ‘percorso visivo’ attraverso gruppi di tre immagini identiche, un autoritratto dell’artista, sottoposte a degli interventi meccanici o chimici sempre più invasivi e distruttivi.

Quello che l’immagine subisce rimanda, anche se in maniera non del tutto intenzionale, al concetto di auto analisi, d’indagine di sé. Ogni sequenza di tre sembra rappresentare un diverso disagio o malessere che, di volta in volta, finisce con il mutare o perfino ledere l’identità del soggetto.

Chiude la mostra una fotografia del 2017 in cui un cumulo di scarpe dismesse e rovinate può essere vista come simbolo dell’abbandono dell’identità sociale da parte dei malati psichiatrici all’ingresso nei manicomi.

Durante il vernissage sarà presentata la pubblicazione ‘Quello che rimane’ con le fotografie di Sergio Scabar e i testi di Giovanni Fierro, tutti inediti. I due artisti, che per la prima volta collaborano, con i loro lavori fatti di immagini e di parole, dialogano sul tema della salute mentale, si soffermano con la stessa curiosità e delicatezza sull’umanità dei ‘lunatici’.


catalogo

fotografie: Sergio Scabar

testi: Giovanni Fierro

prefazione: Sara Occhipinti

progetto grafico: Andrea Occhipinti (maggotbraingraphics.com)

editore: studiofaganel, 2018